Sposo e padre, maestro, musicologo, politico, mazzolariano e antifascista, annoverato tra i "Giusti delle Nazioni" nel giardino dello Yad Vashem di Gerusalemme, Giovanni Biagio Bertolotti, convinto quinzanese di adozione, è ricordato in un libro, quasi un romanzo, della figlia Agnese.
La pala dell'altare, con la Natività e sant'Antonio abate, è di Gian Giacomo Pasino Usignolo di Soresina (1634); l’ancona di intaglio ligneo coi santi Giovanni Battista, Biagio e Nicola da Tolentino, è di Giacomo Manente di Quinzano (1636); il paliotto di Girolamo Ambrosio di Rezzato (1734).
Lo strumento di San Rocco è opera quasi certa di Ercole Valvassori, esponente di una stirpe di organari milanesi traferito a Brescia nel secondo quarto del '600, ed è collocato in una mirabile cassa lignea intagliata e dipinta dei primi decenni del secolo XVII.
Del nome di una cascina che oggi, italianizzato, suona come "Falivera", possiamo riconoscere l'antica origine grazie alle notizie fornite sulla sua etimologia da Pandolfo Nassino, che fu vicario a Quinzano nel 1536 e nel 1540.
Il primo documento in cui compare il nome di "Quinzano" è in una donazione dell'anno 760 al monastero cittadino di San Salvatore, poi Santa Giulia, ma non dimostra proprietà terriere delle monache in zona, bensì la semplice provenienza del loro capo bovaro in Roncadelle.
Nel monastero benedettino di San Faustino di Brescia nel 1610 esplorava il cielo con il suo "cannone" e discuteva con altri scienziati bresciani le più recenti scoperte astronomiche un monaco quarantenne grande appassionato di matematica.
Nella storia locale spesso ci si imbatte in monumenti dal passato glorioso, di cui non resta più traccia materiale, e si può solo ricostruirli colla fantasia a partire da scarne documentazioni: come per la chiesa di S. Maria delle Grazie.
Una coppia di raffinati capitelli rinascimentali in stile ionico sul portale di una casa illustre, già della famiglia Conforti, poi dei conti Padovani, che fu per un secolo Ospedale civile del paese, e infine dal 1974 è l'Oratorio parrocchiale.
Indagare sul passato a volte assomiglia tanto a una investigazione poliziesca: dagli indizi sparpagliati che la storia ogni tanto fa trapelare dobbiamo ricavare informazioni su epoche e luoghi di cui spesso non abbiamo speranza di sapere altro.
Un recente restauro in S. Rocco ha riportato alla luce, sotto la pala seicentesca dell'altare di S. Carlo, l'affresco di una Natività di primo '500 con alcuni tratti forse riferibili allo skyline del castello di Quinzano in quell'epoca.
A molti il termine "Dimesse" dirà ben poco, ma non solo non erano un normale convento di monache tradizionali, bensì un gruppo di donne davvero all'avanguardia nell'ambiente rurale del '600 ancora in gran parte culturalmente arretrato e socialmente immobile.
La torre della chiesa di S. Rocco (1600) è una delle architetture più belle di Quinzano e nella sua eleganza barocca richiama in modo curioso certe tecniche della composizione musicale tipiche dell'epoca in cui fu realizzato.