Pieve 04 - Seconda campata destra

Altare di Sant'Antonio di Padova

qz pieve angelo 01L’intero altare (pala, ancona e paliotto) dedicato all’Angelo custode e sant'Antonio di Padova, proviene con certezza dalla distrutta chiesa di Santa Maria delle Grazie al Convento, dove si trovava nell'ultima cappella del lato sud a destra del presbiterio, ed è l'unico altare di quella chiesa conventuale francescana che si sia conservato praticamente integro. 

Al momento dell'abbattimento dell'edificio sacro, dopo il 1810, fu trasferito nella chiesa della Pieve allo scopo di evitarne la dispersione o distruzione. Qui, per far posto alla struttura dell’ancona (la cornice architettonica) fu necessario murare l’alta finestra settecentesca allora esistente in mezzo alla parete della campata: la sua sagoma all’esterno è ancora perfettamente riconoscibile.

Il prezioso paliotto marmoreo (prospetto della mensa) è caratterizzato da specchiature in marmi policromi e decorato alla sommità delle paraste laterali con protomi (teste) scolpite di cherubini.

La soasa lignea, di intaglio minuto e perfetto, sfavillante d’oro e colori, è una preziosa opera degli anni 30 del ‘600, attribuita dubitativamente ai Bianchi di Pralboino; ma sappiamo che all'epoca a Quinzano operava la bottega dello scultore Giacomo Manente, attiva anche in altre chiese del paese. Richiama da vicino per diversi dettagli la cassa dell’organo Meiarini nella chiesa del Carmine a Brescia (collocata in sede nel 1633).

Il fastigio del timpano spezzato era coronato da una bella statua della Madonna in preghiera, che fu brutalmente trafugata nel febbraio 1986, insieme ad altre due piccole pitture presenti nella chiesa. Oggi è sostituita da una scultura di altra provenienza.

A detta di Locatelli, sulla parete della campata, attorno alla finestra di epoca tarda murata per far posto all’altare, campeggiava l’affresco di una danza macabra, ora in gran parte nascosto dietro l’ancona.

Sul pilastro di sinistra del fornice, nel lato interno, figura un popolaresco dipinto che ingenuamente ricalca l’iconografia della Madonna allattante.

  

Giovanni Andrea Sirani (1610-1670)
Gesù Bambino in gloria con l'Angelo Custode e sant’Antonio di Padova (1630)
Firma e data leggibili all’infrarosso)
Olio su tela
 

L’attribuzione al pittore bolognese Andrea Sirani e la datazione del bel dipinto sono state desunte, secondo Locatelli (1990), dalla lettura a raggi infrarossi realizzata all’ENAIP di Botticino in occasione di un restauro nel 1981.

La pala raffigura a sinistra l’Angelo custode che addita il Bambino Gesù al suo piccolo protetto; sulla destra in contemplazione sant’Antonio di Padova, ai cui piedi giacciono un libro aperto e alcuni fiori di giglio, attributi iconografici consueti del popolarissimo santo francescano.

Il medesimo pittore, allievo di Guido Reni, realizzò diversi anni dopo (1643) stessi anni per il Convento di Quinzano almeno un’altra tela, anch’essa di notevole qualità artistica, raffiugrante "Santa Chiara e la beata Margherita da Cortona", conservata oggi nella chiesa di San Rocco (controfacciata sinistra).

Per completezza di informazione, si può aggiungere che, quando l'altare si trovava nella sua sede originaria, ossia nella scomparsa chiesa di Santa Maria delle Grazie al Convento, era affiancato sulle pareti della sua cappella da due tele raffiguranti "I miracoli di sant'Antonio di Padova", dipinte da Pier Giacomo Barugo (1582?-1630) nel 1609, che sono anch'esse miracolosamente sopravvissute alle depredazioni, e si trovano oggi nella chiesa parrocchiale di San Faustino, prima campata a destra dall'ingresso.

(tc 2023)

Riferimenti bibliografici 

  • Locatelli, Angelo, 1990, “L’Angelo custode e sant’Antonio di Padova”, La Pieve, a. 19 n. 1, gennaio 1990, p. 24

Per approfondire