Pieve 10 - Seconda campata sinistra

Altare della Natività di Maria

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Questo altare laterale è oggi il risultato incongruo di una sequenza di radicali rimaneggiamenti: una specie di singolare domino giocato per un paio di secoli.

Al principio di tutto c’è la soppressione, intorno al 1810, della chiesa di Santa Maria delle Grazie al Convento, dalla quale potrebbe provenire il paliotto, che nel clìpeo (medaglione) intarsiato al centro raffigura un santo dall’abito nero con le insegne vscovili della mitria e del pastorale, e nella mano destra un cuore infiammato. I caratteri iconografici non sono quelli tipici di sant’Antonio abate: porcellino, fuoco, campanello, tau; e quindi è improbabile che fosse l’originario parapetto dell’altare a lui dedicato nella chiesa di San Giuseppe. In realtà gli attributi di mitria e pastorale indossati come un vescovo, l'abito nero con cinghia annodata, tipico degli eremitani, e il cuore da cui spirizza una fiamma sono quelli tipici di sant’Agostino. In ogni caso, non si conosce l'esistenza nelle chiese di Quinzano di un altare a lui dedicato, per cui dovrebbe comunque trattarsi di un antico acquisto di seconda mano da un'altra località, effettuato forse già per la chiesa del Convento.

Non c’è dubbio invece che provenisse dal Convento la pala dell’"Immacolata Concezione" (o "Albero di Jesse") che, inserita in una cornice di ripego (vedi scheda relativa), era stata assemblata con questo paliotto certamente non suo, a costituire un ibrido, al momento del trasferimento dei pezzi sparsi dalla chiesa conventuale a quella pievana.

Più di recente,  sèguito dei restauri del 1980-82, dopo la scoperta degli affreschi romanici dell’abside, si è deciso di non ricollocare più al suo posto l’altar maggiore, che li occultava alla vista almeno dal sec. XVI: di conseguenza, tutta la parte superiore dell’altare maggiore, ancona e pala, è stata adattata a questo altare laterale. Il visitatore odierno deve dunque, con uno sforzo di fantasia, immaginare che la chiesa fino al 1980 presentava al centro dell’abside questa stessa ancona, dedicata al titolo della chiesa pievana quinzanese, che è appunto la "Natività di Maria".

 

CAMILLO PELLEGRINO (1532?-1601?) [attribuito]
La Natività di Maria (post 1600)
olio su tela.

La tela, di attribuzione alquanto confusa presso le fonti, è verosimilmente opera di Camillo Pellegrino, come indicano svariati dettagli iconografici e stilistici (ad esempio la prospettiva sbilenca, ginocchia e gomiti non del tutto rispettosi dell’anatomia, ma anche i tratti dei volti specie femminili e la cura maniacale dei dettagli preziosi nelle vesti). Fu posta nella sua sede originaria, sull'altare maggiore, dopo la visita pastorale del 28 novembre 1600, allorché il vescovo visitatore Marino Giorgi disponeva la realizzazione di una pala dignitosaFiat icona decens»), che evidentemente all’epoca non c'era ancora. Alla luce di questa cronologia, la tradizionale assegnazione a Luca Mombello parrebbe non del tutto coerente.

La tela raffigura convenzionalmente, come è narrato nei vangeli apocrifi, l’episodio della nascita di Maria: la neonata è presentata al centro del gruppo delle donne occupate ad accudirla, mentre il vecchio padre Gioacchino si volge verso l'alto della scena, dove sant’Anna è sdraiata nel grande letto a baldacchino.

La cornice è un lavoro non particolarmente rilevante per stile né per antichità.

Sul lato interno del pilastro che delimita a destra la campata è rappresentato, in un ex-voto di ingenua fattura popolaresca, il martirio di sant’Erasmo (patrono dei marinai col nome di "sant'Elmo"), dedicato da Benedetta Pavia nel 1602.

(tc 2023)

Riferimenti bibliografici

  • Casanova, Tommaso, 1996, “Camillo Pellegrino e i suoi quadri quinzanesi”, L’Araldo Nuovo di Quinzano, a. 4 n. 37, dicembre 1996, pp. 3-4
  • Casanova, Tommaso, 1997, “L’attività di Luca Mombello in Quinzano”, L’Araldo Nuovo di Quinzano, a. 5 n. 38, gennaio 1997, pp. 12-13

Per approfondire