Del nome di una cascina che oggi, italianizzato, suona come "Falivera", possiamo riconoscere l'antica origine grazie alle notizie fornite sulla sua etimologia da Pandolfo Nassino, che fu vicario a Quinzano nel 1536 e nel 1540.
Nella storia locale spesso ci si imbatte in monumenti dal passato glorioso, di cui non resta più traccia materiale, e si può solo ricostruirli colla fantasia a partire da scarne documentazioni: come per la chiesa di S. Maria delle Grazie.
Una coppia di raffinati capitelli rinascimentali in stile ionico sul portale di una casa illustre, già della famiglia Conforti, poi dei conti Padovani, che fu per un secolo Ospedale civile del paese, e infine dal 1974 è l'Oratorio parrocchiale.
Indagare sul passato a volte assomiglia tanto a una investigazione poliziesca: dagli indizi sparpagliati che la storia ogni tanto fa trapelare dobbiamo ricavare informazioni su epoche e luoghi di cui spesso non abbiamo speranza di sapere altro.
Un recente restauro in S. Rocco ha riportato alla luce, sotto la pala seicentesca dell'altare di S. Carlo, l'affresco di una Natività di primo '500 con alcuni tratti forse riferibili allo skyline del castello di Quinzano in quell'epoca.
Nell'ottobre 1996 l’associazione culturale T&C si era da poco costituita e si presentava al pubblico con una ricerca sulle santelle del territorio. In questo saggio si anticipava la parte relativa alla santella dei “Morti Abbandonati”.
Eretto nel 1592 dal domenicano fra Costanzo Talenti, l'altare del Santo Rosario inella chiesa di San Rocco ha un’ancona lignea intagliata da Ludovico Manenti da Gabiano (1612) e decorata dal quinzanese Lucio Guadagno (1615).
Gli affreschi nel coro e nella navata della chiesa della Disciplina, che rappresentano episodi della passione di Cristo, sono firmati da Andrea Bellanda, che stipulò i suoi accordi con i confratelli quinzanesi in due atti notarili del 1645 e 1646,